Bisogna portare la pensione minima a 1000 euro “netti” al mese e mai più ritoccabili al ribasso, anzi questa cifra va agganciata al tasso di inflazione annuo e in base a questo rivalutata.
Indipendentemente che si abbia lavorato o meno ogni anziano ha diritto almeno ad una vecchiaia decente.
I soldi per questa riforma ci sono già, basta decretare che la pensione massima deve essere non più di 8 volte la pensione minima. E fa niente se un ricco contribuente ha pagato contributi in proporzione ai guadagni. Quei soldi pagati sono da considerarsi in parte come per la sua pensione e in parte come una tassa per fini sociali. Con quei tagli non solo si può dare i 1000 euro di minimo (netti), ma anche far risparmiare lo Stato e abbassare le tasse.
Inoltre è davvero una violenza fare lavorare una persona fino a 67 anni, fosse anche un lavoro di ufficio, figuriamoci un lavoro dove c’è impegno fisico. A 67 anni il corpo è già da tempo in fase di debilitazione. La sarcopenia (la perdita fisiologica di muscoli, vigore, energia e vitalità che si attiva negli anziani) è già in azione da prima dei 60 anni.
È assolutamente ridicolo e grottesco far lavorare gli anziani fino a 67 anni e dare invece un “reddito di cittadinanza” a giovani, uomini e donne “poveri”. È meglio mandare in pensione gli anziani così che lascino liberi quei posti di lavoro e li si possa dare ai poveri affinché finalmente abbiano, tramite il proprio lavoro, uno stipendio pieno.
L’ITALIA VA A ROTOLI E SEI DELUSO DAL GOVERNO?
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