Articolo di Enrico Levantino
(Albert Szent-Gyorgyi)
Mario Draghi vuole privatizzare (cioè “svendere”) tutte le falde acquifere italiane alle multinazionali (che appartengono a quell’élite di potere finanziario che Draghi sempre favorisce).
Quando si “privatizza” l’acqua, cioè la si svende a multinazionali, si incorre in gravi sciagure.
L’acqua è un bene di tutti, non una fonte di lucro per multinazionali. Purtroppo Mario Draghi sembra avere “grande interesse” (personale?) a favorire la privatizzazione dell’acqua.
Qui di seguito alcune sciagure causate dalla privatizzazione dell’Acqua. Prendetene coscienza e tenete conto che il Sig. Mario Draghi sta andando in quella direzione.
DRAGHI VERSO LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA?
Mentre l’Italia “unita” di Mattarella è alle prese con vaccini, tamponi, disdette e terrore del responso della cabina di regia del Draghistan a ridosso delle festività natalizie (2021), in Parlamento è passato un emendamento che accelererà ulteriori privatizzazioni, anche di beni per definizione pubblici. “Il governo e la maggioranza [ricordatevi di questo alle prossime elezioni] hanno deciso che l’acqua deve essere affidata a soggetti privati, in barba al diritto umano universale, consegnata alle multinazionali e alle multiutility. […….]andando contro il volere dei cittadini italiani espresso nel referendum del 2011.” Questo il commento della deputata di Alternativa Jessica Costanzo al voto di ieri.
Nota di E.L.: finiremo come a Chiapas in Messico? Lì la Coca Cola estrae 612 milioni di litri di acqua all’anno. Una quantità che darebbe 80 litri di acqua al giorno a ogni abitante. E invece l’acqua manca, arriva solo, scarsa, 2 volte a settimana. L’acqua costa più della Coca Cola (che in Messico ha 17 fabbriche) la popolazione è costretta a berne da mezzo litro a 2 litri al giorno con problemi di salute. Fonte: (14)
Nesltè e Coca cola stanno pensando a privatizzare una delle più grandi falde acquifere mondiali: la falda di Guarani in Brasile. Fonte (15)
Domanda: Mario Draghi che sta “svendendo” i beni pubblici italiani (in questo caso un bene preziosissimo come l’acqua) come profetizzò Cossiga, è per voi un amico o un nemico del popolo?
Fonte: (1)
ALWAYS COCA COLA: REPRESSIONE IN FORMATO BOTTIGLIA
In principio fu Nestlé, con il contributo di Danone (un tempo sua subordinata), ad avviare per prima il processo di privatizzazione delle risorse idriche della Terra.
Leader nella produzione di bevande gasate (300 filiali sparse in 5 diversi continenti), la statunitense Coca Cola attraverso il marchio Dasani si colloca al terzo posto nella classifica delle multinazionali a fare dell’acqua un proprio business, con il 28% del fatturato proveniente dall’America Latina dove l’acqua ha un costo superiore rispetto alle bibite in lattina.
Tra le promotrici dell’utilizzo di squadroni della morte (gruppi armati che hanno lo scopo di spalleggiare o instaurare regimi oppressivi basati sulla repressione dei popoli tramite omicidi, spostamento forzato di civili, sequestri, stupri, torture e reclutamento illecito di persone) come strumento intimidatorio e garanzia di controllo sulle terre strappate alle popolazioni locali, soprattutto in Colombia, l’operato di Coca Cola ha spianato la strada a tutta una serie di multinazionali che oggi fanno abitualmente uso della suddetta pratica: Dole, Chiquita, Del Monte, Drummond e Prodecco (fornitrici di carbone della tedesca RWE) e Daabon. Quest’ultima è una ditta colombiana produttrice di olio di palma che rifornisce numerosi marchi del finto biologico, tra cui Allos e Rapunzel.
Tra le multinazionali a finanziare il mercato delle armi e direttamente l’esercito statunitense, Coca Cola sostiene regimi totalitari e fascisti come quello mosso dallo stato di Israele ai danni del popolo palestinese. (BDS)
Ma è nell’India settentrionale che si registra la più alta concentrazione di stabilimenti appartenenti a Coca Cola e Pepsi, terre dove più volte sono stati rilevati alti livelli di cadmio, cromo e piombo presenti nelle risorse idriche: la produzione di un solo litro della famosa bibita gasata provoca l’inquinamento di 9 litri di acqua.
L’opera di privatizzazione condotta dal colosso statunitense nel 2006 sbarca anche in Italia, quando Coca Cola acquista la S.R.L. Fonti del Vulture, azienda che estrae acqua dall’omonimo monte, un vulcano inattivo alto 1.327 metri sito in Lucania (Basilicata), grazie al quale la multinazionale produce i marchi Eva, Vivien, Toka, Sveva, Lilia.
Fonte (2)
CHIAPAS, SENZ’ACQUA MA CON LA COCA COLA
In Messico Coca Cola possiede diciassette fabbriche. La più discussa si trova, invece, mille chilometri più a sud, a San Cristobal de las Casas, in Chiapas.
Il Chiapas è lo stato messicano più povero: su dieci persone, otto vivono in povertà.
Quando si parla di Coca Cola, si parla di Femsa, una multinazionale che di certo non è stata ostacolata dal potere politico degli ultimi anni, anzi. Durante la presidenza Fox sono stati rinnovati i permessi decennali del 1994-1995 che consentivano a Coca Cola l’estrazione di 500 milioni di litri di acqua all’anno da due diversi pozzi nella zona di San Cristobal. Con il rinnovo si è passati a 612 milioni; la cifra non è sicura perché nessuno ha mai diffuso le cifre ufficiali. In tutti i casi si tratta di una quantità che potrebbe fornire, si è calcolato, 80 litri al giorno per un anno ad ogni abitante di San Cristobal.
In Messico l’acqua costa più della Coca Cola.
Proprio l’acqua è il più grave problema oggi in Chiapas: una cospicua parte della popolazione se ne vede privata costantemente, in particolare a San Cristobal, dove l’acqua non arriva al 20 per cento dei 250.000 abitanti. Questa mancanza spinge a preferire ancora di più le bevande zuccherate; in questo modo viene risparmiata acqua, utile anche per lavarsi, fare il bucato e cucinare.
La situazione in questa comunità è così grave che l’acqua arriva soltanto un giorno a settimana, per due ore, da due anni a questa parte. Ed è inquinata!
“Dobbiamo risparmiare moltissimo; non usiamo la doccia, né la lavatrice; l’acqua ci deve bastare una settimana”.
Così la gente beve Coca Cola fin dall’infanzia. Una media, per adulto, di mezzo litro/ 2 litri al giorno. Il suo alto consumo è tra le principali cause che portano il Messico ad essere il Paese con più morti per diabete di tipo 2 (mellito) in America Latina. Ne soffre il 14 per cento degli adulti e rappresenta la prima causa di morte nel Paese. E ovviamente questo favorisce l’obesità.
Fonte (3)
Ecco cosa accade quando si “privatizza” l’acqua pubblica e la si “svende” a multinazionali private. E cosa pensate, che i politici che firmano questi accordi lo facciano per il bene del popolo o per riempirsi loro le tasche?
Fonte (3)
NESTLÈ E COCA COLA VOGLIONO PRIVATIZZARE UNA DELLE FALDE ACQUIFERE PIÙ GRANDI DEL MONDO?
La seconda più grande falda del mondo potrebbe diventare privata, secondo i piani di Coca-Cola e Nestlè che stanno spingendo per prendere possesso della falda di Guarani in Brasile.
Un nome legato a quello del popolo indigeno che popola l’area. Si tratta della seconda più grande falda acquifera del mondo e si affaccia su vari paesi tra cui Brasile, Paraguay, Uruguay e Argentina e potrebbe presto cadere sotto controllo aziendale privato.
Secondo Correio do Brasil, già dallo scorso anno ci sono stati svariati incontri tra le multinazionali e i rappresentanti del governo brasiliano per avviare il processo formale di privatizzazione, che potrebbe garantire alle società il controllo della falda per oltre 100 anni con diritti esclusivi.
Gli attivisti e le comunità locali però temono che la privatizzazione possa comportare una mancanza di responsabilità e un processo decisionale orientato al profitto.
Con una superficie pari a 1,2 milioni di kmq la falda acquifera Guarani è una preziosa riserva d’acqua dolce.
Nestlé e Coca Cola insieme a AB Inbev, Dow e PepsiCo, appartengono al 2030 Water Resources Group (2030WRG), organizzazione che si descrive come “collaborazione unica tra pubblico-privato e società civile”. Tuttavia, i gruppi che difendono i diritti idrici hanno identificato il 2030WRG come l’agente che farebbe mettere le mani su ciò che storicamente è stato un servizio pubblico.
Un terzo della Falda Guaraniana si trova oltre i confini del Brasile, ma anche i governi della vicina Argentina e del Paraguay hanno acconsentito a concedere concessioni di 100 anni alle aziende che desiderano sfruttare la falda acquifera, con il solo governo dell’Uruguay che si è rifiutato di farlo.
Ma Coca-Cola e Nestle smentiscono questa storia.
Staremo a vedere.
Fonte (4)
CONCLUSIONE:
Anche la persona col quoziente di intelligenza più basso comprende benissimo che l’acqua è un bene prezioso che deve appartenere allo Stato, cioè al popolo.
Non può essere “privatizzata”. Ogni volta che leggete la parola “privatizzare” sappiate che si traduce in “svendita di beni pubblici” (del popolo) a multinazionali.
L’acqua non può divenire un bene da rivendere a caro prezzo per gli interessi delle multinazionali.
E allora perché i politici promuovono questi accordi? Perché sono disposti a “privatizzare” (svendere) l’acqua alle multinazionali?
Non certo per il bene del popolo.
E allora per il “bene di chi” lo fanno?
Saranno stati corrotti? L’ex onorevole Andreotti diceva “a pensar male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca”.
Mario Draghi mostra chiaramente che sta dalla parte delle multinazionali, sia facendo il marketing dei vaccini che ora con l’acqua.
Deve essere espulso dalla politica.
Giù le mani dall’acqua.
.(2) http://earthriot.altervista.org/blog/5475-2/
.(3) ytali. – Chiapas, senz’acqua ma con la Coca Cola
.(4) https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/coca-cola-privatizzazione-acqua/
DIVENTA UN “CUORE RIBELLE”
Non è possibile stare fermi e zitti mentre vediamo l’élite del potere globalista comporre il suo puzzle che condurrà a un futuro di asservimento, sottomissione, dominio e controllo dei popoli (transumanizzati, cioè connessi e influenzati dai computer) sotto l’occhio vigile di un Grande Fratello tiranno, peggio di come descritto da George Orwell nel suo romanzo verità “1984″.
La dittatura sanitaria, lo stato di emergenza (di fatto una dittatura legalizzata), la sospensione della democrazia, l’azzeramento del parlamento servono a condurre a questo (e, se esiste una libertà di parola, stiamo esprimendo il nostro “libero” pensiero).
Lo scopo di Cuori Ribelli è accendere in ogni cuore risvegliato la sacra fiamma della ribellione (sempre pacifica e legale), per cambiare le cose, per ribellarsi a ogni forma di ingiustizia, sopruso, abuso, prevaricazione, soprattutto se è il governo a compierle.
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