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La NATO è essenzialmente un efficace strumento di controllo dell’Impero USA su un’area di sua competenza dove ha un ruolo dominante e gli alleati sono “soci subalterni”, che diventa pericoloso per la pace laddove la politica estera americana si muove seguendo “venti di guerra”.

Articolo di Enrico Levantino (fondatore di Cuori Ribelli)

Non potresti trovare articolo più bello e completo di questo, apprenderai tutto quello che c’è da sapere sulla Nato. Se ti sembra lungo (peccato perché è un bell’articolo) leggi almeno le conclusioni. Salta al penultimo paragrafo dal titolo: “Guardiamo alla vera natura della Nato”.

LA GUERRA FREDDA
L’Alleanza Atlantica è profondamente cambiata, rispetto alla sua fondazione nel 1949, come d’altronde è profondamente cambiato il mondo. I Paesi fondatori sono 12: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Gran Bretagna e Stati Uniti. La North Atlantic Treaty Organization (Nato, appunto) nasce ufficialmente il 4 aprile 1949 con la firma del Trattato di Washington e nasce come alleanza difensiva nel contesto della Guerra Fredda e dei bocchi contrapposti. Il mondo occidentale stringe un patto di reciproca assistenza militare in caso di aggressione da parte sovietica.  L’approccio di fondo rimane immutato per tutti gli anni della Guerra Fredda che di fatto vedono solo 4 nuovi ingressi: quelli di Grecia e Turchia (1952), dell’allora Germania Ovest (1955) ripulita dell’onta nazista e della Spagna (1982, dopo la fine della lunga dittatura di Francisco Franco). D’altronde, come recita lo statuto, può diventare membro della Nato “qualsiasi altro Stato europeo in condizione di soddisfare i principi di questo trattato e di contribuire alla sicurezza dell’area nord-atlantica”.

PATTO ATLANTICO E NATO
Il Patto atlantico e la NATO sono due cose diverse. 
Il Patto atlantico è un accordo politico, firmato a Washington, negli Stati Uniti, il 4 aprile 1949.
Ai 12 paesi fondatori se ne aggiunsero altri fino a raggiungere gli attuali 30.
Sono inoltre candidate all’adesione secondo la procedura MAP (Membership Action Plan), istituita nel 1999: Macedonia, Montenegro, Ucraina, Georgia, Bosnia Erzegovina e ora vogliono aggiungersi anche Svezia e Finlandia.
Con il Trattato di Lisbona le nazioni europee aderenti alla Nato sono passate sotto il controllo UE (che da semplice istituzione nata per favorire lo scambio economico è divenuta nei fatti una sorta di Stati Uniti d’Europa, togliendo la sovranità agli Stati europei, una cosa che nessun popolo europeo ha accettato tramite referendum. È come se fossimo sotto il domino di una superpotenza che nessuno popolo ha voluto con un voto).

La cooperazione militare prevede anche la struttura esterna del Partenariato Euro-Atlantico, o Euro-Atlantic Partnership Council (EAPC), creato il 27 maggio 1997 al vertice di Parigi. Questo Forum include ad oggi 34 paesi tra i quali uno dei più importanti è la Russia (oggi “forse” esclusa per via della guerra in Ucraina).
Era noto che i temi caldi del Consiglio NATO-Russia erano:  lotta al terrorismo internazionale, progressivo disarmo nucleare.
Il Trattato politico originario afferma che “le Parti confermano la loro fede nei principi e negli scopi nella Carta dell’ONU ed il loro desiderio di vivere in pace con tutti i popoli e i governi. Sono determinate a salvaguardare la libertà, il comune retaggio di civiltà dei loro popoli, fondato sui principi della democrazia, della libertà individuale e dell’imperio della legge.
Il suo punto chiave è l’articolo V in cui viene dichiarato che ogni attacco ad una nazione tra quelle appartenenti alla coalizione verrà considerato come un attacco alla coalizione stessa.
La necessità del Patto atlantico era il prendersi l’impegno di garantire la sicurezza del “mondo libero” dalla “minaccia comunista”. Da questo impegno politico ne è derivato lo strumento pratico, la NATO, che avrebbe messo insieme i propri dispositivi di difesa, per reagire “come un sol uomo” ad un eventuale attacco.
La NATO è quindi l’organizzazione militare integrata  del Patto atlantico. 
L’egemonia USA, come poi si spiegherà più in dettaglio, nell’organizzazione è evidente, ma la gestione di essa avviene secondo principi formalmente egualitari:

  • ogni attività dell’Organizzazione avviene sulla base di decisioni prese a consenso unanime, anche ai livelli organizzativi più bassi;
  • ogni paese contribuisce alle capacità militari della NATO secondo un principio di contribuzione volontaria;
  • le truppe o i materiali messi a disposizione della NATO, dalle varie Nazioni, sono sotto comando permanente della nazione che li esprime, e vengono assegnati alla NATO ed impiegati da un Comandante NATO, solo in caso di necessità;
  • le truppe assegnate alla NATO durante un’operazione, vengono impiegate dal comandante NATO secondo criteri di impiego delle truppe definiti in un “piano operativo” (OPLAN) approvato a livello di “Comando strategico” (Comando Alleato per le operazioni, Allied Command Operations, ACO). Tuttavia, le “regole di ingaggio” (rules of engagement, ROE), ossia la caratterizzazione pratica delle azioni militari, sono espressamente concordate con il Governo della Nazione di appartenenza delle truppe che, per verificarne la loro osservanza, mantiene nell’Area di Operazioni un proprio Rappresentante Nazionale di alto livello (Senior National Representative, SNR);
  • i costi di funzionamento dell’Alleanza sono ripartiti tra i paesi membri in funzione dei loro PIL;
  • nessuna attività (operativa, logistica e addestrativa) viene operata in ambito NATO senza che sia preceduta da un’apposita votazione, in cui ogni paese membro esprime la propria volontà;
  • Tutti i paesi membri della NATO hanno, in teoria, la stessa importanza. Ognuno di essi esprime un voto nei vari momenti decisionali ed ogni Paese membro può impedire che una decisione venga presa (anche quella più importante) attraverso l’uso del veto.

STRUTTURA POLITICA DELLA NATO
L’Alleanza è governata dai suoi 30 Stati membri, ognuno dei quali ha una delegazione presso la sede centrale della NATO a Bruxelles. Ogni delegazione ha un “Rappresentante permanente”. L’organizzazione politica della NATO, come si è detto, è basata sulla regola del consenso unanime e comprende:

  • il Consiglio del Nord Atlantico (North Atlantic Council, NAC), è formato dai Rappresentati permanenti ed è l’organismo con l’effettivo potere politico (sono loro che decidono tutto) all’interno della NATO. Si riunisce almeno una volta a settimana e occasionalmente vengono realizzati con l’integrazione di Ministri degli esteri, Ministri della difesa o Capi di stato e di governo: questi incontri sono quelli in cui solitamente l’alleanza prende le decisioni politiche più importanti. Visto che il Rappresentante permanente, quello che ha effettivo potere politico, non è un ministro ci si chiede “CHI” (quale potere) mette lì quel rappresentante (non è il parlamento italiano a sceglierlo).
  • l’Assemblea parlamentare (Parlamentary Assembly), è formata da legislatori dei parlamenti dei Paesi membri integrati da quelli dei paesi associati. È ufficialmente una struttura parallela ma staccata dalla NATO: il suo scopo è quello di riunire deputati dei paesi NATO per discutere di temi relativi alla sicurezza e alla difesa. Nota bene: non c’è alcun parlamento che vota, semplicemente: discutono (ma chi decide sono altri). Se si pensa a un parlamento come a una struttura democratica di decisione, non è questo il caso. Avviene proprio come per la UE, esiste un europarlamento per far credere alle masse che c’è un parlamento dove si legifera. E invece non si legifera nulla. Sia nel parlamento Nato che Ue nessun parlamentare propone leggi. Alla Nato neppure si vota.
  • il Segretario generale (Secretary General, NATO SG) proviene da uno dei Paesi membri europei, presiede il Consiglio e rappresenta la NATO a livello internazionale, ed è affiancato dal Vice Segretario generale (Deputy Secretary General, NATO DSC). Ancora una volta ci si chiede QUALE POTERE OCCULTO decide chi sarà  il Segretario Generale Nato, ruolo al quale ambisce in questo momento il guerrafondaio Mario Draghi.

STRUTTURA MILITARE DELLA NATO
L’organizzazione militare della NATO è articolata in vari comandi con sedi nei diversi paesi membri. Al vertice è costituita da:

Military Committee (NMC) con sede Bruxelles in Belgio. È formato dai rappresentati militari dei Paesi membri ed ha il compito di decidere le linee strategiche di politica militare della NATO. Provvede inoltre alla guida dei comandanti strategici, i cui rappresentanti partecipano alle sedute del Comitato, ed è responsabile per la conduzione degli affari militari dell’Alleanza. Il rappresentante militare è l’altra figura rilevante della delegazione permanente dei Paesi membri presso la NATO ed è un ufficiale con il grado di generale di corpo d’armata o corrispondente che proviene dalle forze armate di ciascun paese membro.
Dal Military Committee dipendono:

  • International Military Staff (IMS), responsabile dell’amministrazione degli Enti militari
  • Allied Command Transformation (ACT) con sede Norfolk negli Stati Uniti, responsabile della redazione delle strategie future e dell’elaborazione della dottrina operativa, logistica ed addestrativa NATO (le decisioni importati si tengono in America).
  • Allied Command Operations (ACO) con sede Mons in Belgio, responsabile delle attività di comando sulle forze NATO impiegate in operazioni, nonché in capo agli enti territoriali dislocati in Europa.

L’EGEMONIA AMERICANA SULLE STRUTTURE POLITICHE E MILITARI DELLA NATO
Caratteristica saliente della NATO è il suo carattere “integrato”: i comandi militari sono “integrati”, i servizi segreti sono “integrati”. L’integrazione si spinge sino all’adozione di sistemi d’arma consorziali e/o comuni, persino in un munizionamento unico per le armi dei vari eserciti nazionali.
Va da sé che l’integrazione ha un potere condizionante “profondo” che muta la natura ordinaria dell’alleanza in qualcosa di più vincolante.
Teoricamente, da un’alleanza si dovrebbe poter uscire con relativa semplicità, anche in base a mutamenti di indirizzo politico che possono verificarsi in uno dei Paesi contraenti.
Le vicende storiche concrete invece mostrano che da un organismo trans-nazionale così integrato diventa difficilissimo uscire unilateralmente, fino al punto che si assiste ad un ribaltamento completo della logica delle cose: non è più la leadership politica liberamente eletta da una Nazione a scegliere di volta in volta se restare o meno nell’Alleanza, ma è questa – il cui sistema è “integrato”- a consentire o meno l’avvicendarsi delle varie leadership nazionali in base alla “coerenza” e “compatibilità” politiche tra queste e l’Alleanza.
Insomma: fine della sovranità nazionale. La Nato ci mette il becco.
Altra caratteristica singolare della NATO è il dislocamento dei vari eserciti “integrati”. Contrariamente a quanto avviene normalmente tra nazioni alleate su un piano di parità in periodo di pace, le truppe NATO, in massima parte americane, stazionano abitualmente nei vari Paesi membri.  Ancora oggi circa 70.000 uomini delle forze armate americane sono normalmente di stanza, in apposite basi fisse, nei Paesi europei: anche questo, è ovvio, ha un potere condizionante non indifferente.
È dispersivo e stancante ricordare nei dettagli i vari (e veri) meccanismi con cui, all’interno dell’Alleanza, delle sue strutture politico/militari, viene operato il condizionamento statunitense sugli alleati: molto spesso si tratta di prassi che si esercitano di fatto, pur non essendo previste e regolate da alcunché, (e la loro forza ed efficacia risiede proprio in questo).
Poiché in questa “Alleanza” uno dei suoi membri è un gigante rispetto ad altri membri “nani” , con in mano oltre il 95% delle testate nucleari e con il budget militare al 75% è logico ipotizzare che determini un pesante condizionamento sugli altri Stati. Un condizionamento che, pur non essendo dotato di alcun meccanismo specificamente disposto a garantirlo (non c’è tale necessità), è assolutamente operante nei fatti.
Non si tratta “solo” di un condizionamento militare, ma anche politico ed economico.
Benché in teoria la NATO sia un’organizzazione paritaria tra più nazioni, con organi decisionali collegiali, al suo interno non si vota mai: le decisioni sono sempre prese all’unanimità, come a dire che sono già concordate prima che si arrivi agli organismi formalmente predisposti a prenderle. La dissociazione tra quanto scritto nel Trattato e la sua realtà effettiva  avviene con una serie di svuotamenti progressivi degli organismi previsti, e una  proliferazione di altri non previsti. Ad esempio:  teoricamente il massimo organismo militare della NATO dovrebbe essere il Comitato Militare, da cui dipende lo Stato Maggiore integrato (quello ai cui vertici si trovano spesso degli europei). Nella realtà il Comitato Militare è stato progressivamente svuotato di significato, lo Stato Maggiore Internazionale è divenuto  un organismo di rappresentanza, così che la massima autorità militare in Europa di fatto finisce con l’essere il SACEUR cioè il comandante delle Forze USA in Europa, il quale ovviamente agisce in base a piani elaborati al Pentagono, secondo gli interessi degli Stati Uniti, ed in caso di crisi risponderebbe solo agli ordini del Presidente americano.
Quindi: è ben chiaro chi in realtà comanda nella Nato. Tutti gli Stati associati sono subalterni e servitori degli interessi USA.

La NATO fu ben definita a suo tempo da Regis Debray nel suo libro: “I due Imperi contro l’Europa”, come “un meccanismo, non una macchinazione”. La NATO è essenzialmente un efficace strumento di controllo dell’Impero USA su un’area di sua competenza dove ha un ruolo dominante e gli alleati sono “soci subalterni”, che diventa pericoloso per la pace laddove la politica estera americana si muove seguendo “venti di guerra”.
Infatti la politica estera e militare dei Paesi NATO ha sempre seguito, quasi sempre docilmente, i mutamenti (anche radicali) della politica estera americana.
Bisogna sempre tenere presente che la struttura della NATO è tale da determinare una subordinazione imprescindibile degli altri partner: una subordinazione che spesso giunge a mettere a repentaglio gli stessi interessi economici degli alleati, come testimonia l’attuale guerra in Ucraina.
In realtà è una guerra USA-RUSSIA fortemente causata dagli USA per interessi politici e commerciali e la NATO ha tirato dentro molte nazioni europee, anche se l’Ucraina non appartiene alla Nato.
Un elemento importantissimo del controllo americano è quello esercitato attraverso la verifica da parte di una commissione (al solito, “integrata”) della “qualità strategica” dei prodotti con licenza USA (anche solo con componenti)  venduti a Paesi esterni all’Alleanza. In tal modo gli USA si sono riusciti ad attribuire una specie di veto sull’esportazione europea di prodotti ad alta tecnologia che costituisce un handicap per l’economia della UE, perché quelle armi sofisticate devono venderle gli U.S.A.

LE FORZE USA IN EUROPA
Qui riporto pezzi di un articolo di Andrea Mottola (23 giugno 2014) che si può rinvenire sul Portale della “RIVISTA ITALIANA DIFESA”:
“Al momento, il personale militare statunitense in Europa è costituito da circa 67.000 unità, situate fondamentalmente in Germania (40.000), Italia (11.000) e Regno Unito (9.500).
Per quanto riguarda l’aviazione, gli Stati Uniti possono contare sulla componente aerea garantita dal USAFE (US Air Force in Europe), posta sotto il controllo del 3rd Air Force presso la base di Ramstein. Dal quartier generale tedesco dipendono le 7 basi principali delle forze aeree statunitensi in Europa.
Passando, infine, alla marina, la presenza della US NAVY in Europa si basa sulla 6a flotta, dipendente dal comando di Napoli e le cui basi principali, oltre alla stessa base napoletana, sono Gaeta, La Maddalena e Sigonella, sede di uno squadrone di aerei da pattugliamento marittimo.
È chiaro che un deterioramento degli scenari ucraini, potrebbe portare ad una riconfigurazione più accentuata delle forze armate americane in Europa, sia in termini numerici, che di capacità. Quella che, ad oggi, è una temporanea  (in realtà è permanente) presenza di bombardieri strategici come B-52 e, soprattutto, B-2, potrebbe trasformarsi in uno schieramento continuo di tali apparecchi nello scenario europeo, così come potrebbe rendersi necessaria la presenza continua di un gruppo d’attacco di portaerei nel Mediterraneo”.

CONDIVISIONE NUCLEARE DELLA NATO (NUCLEAR SHARING)
Un elemento cardine della organizzazione militare integrata è l’”ombrello comune” della deterrenza nucleare, definita ufficialmente come “suprema garanzia di sicurezza“.
Per i paesi partecipanti, la condivisione nucleare consiste nel prendere decisioni comuni in materia di politica sulle armi nucleari, nel mantenere le attrezzature tecniche necessarie per l’uso delle armi nucleari (tra cui aerei da guerra, sottomarini e così via) e conservare le armi nucleari sul loro territorio.
Delle tre potenze nucleari della NATO (Francia, Regno Unito e Stati Uniti), solo gli Stati Uniti hanno fornito armi nucleari per la condivisione.
Ad oggi, Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia fanno parte del progetto di condivisione nucleare avendo ordigni nucleari statunitensi nel proprio territorio.
In tempo di pace, le armi nucleari immagazzinate nei paesi non-nucleari sono sorvegliate da soldati statunitensi; i codici necessari per farle esplodere sono sotto il controllo degli Stati Uniti.  Si tratta quindi di una condivisione “farsa”, in realtà sono armamenti nucleari USA, gestisti dagli USA, ma collocati in altre nazioni per strategie USA.
In caso di guerra, le armi devono essere montate su aerei militari dei paesi partecipanti (per la serie “armiamoci e partite”. Le bombe sono USA ma poi mandano gli altri Stati a sganciarle. Così poi si dirà che sono state l’Italia, o la Germania o la Turchia a lanciarle. La massa delle persone per certo non conosce minimamente quanto è scritto in questo articolo e penserà che “la colpa” sarà di chi le ha sganciate). Le armi sono sotto la custodia e il controllo della USAF Munitions Support Squadrons collocata nelle principali basi operative della NATO che lavorano insieme con le forze della nazione ospitante (in realtà più che collaboratori sono dei sottoposti).
I piloti e altro personale dei paesi “non-nucleari” della NATO svolgono esercitazioni sulla gestione e l’uso delle bombe nucleari statunitensi. Aerei da guerra non-statunitensi sono stati adattati per portare le bombe nucleari degli Stati Uniti: ciò ha senza dubbio comportato il trasferimento di alcune informazioni tecniche sulle armi nucleari e questo dovrebbe bastare per sostenere che la condivisione nucleare della NATO viola gli articoli I e II del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP).
Questi articoli infatti vietano il trasferimento e l’accettazione, rispettivamente, del controllo diretto o indiretto sulle armi nucleari. La sostanza è che tutti i preparativi per fare una guerra nucleare sono già stati fatti dai Paesi NATO apparentemente non in possesso di armi nucleari, ma coinvolti nella loro gestione.
E mentre in Svizzera ci sono circa 270mila rifugi atomici fra privati e pubblici, qui in Italia, tranne qualcuno per generali e politici e qualche grande ricco, non ce ne sono. Noi non potremmo sopravvivere a una guerra atomica. I più fortunati muoiono subito, gli altri muoiono con grandi e lunghe sofferenze a causa delle radiazioni.
Il richiamato nuovo concetto strategico dell’Alleanza stabilisce che lo scopo fondamentale delle forze nucleari degli alleati è politico:  preserva la pace e previene ogni forma di coercizione o di guerra (gli U.S.A. però non ragionarono così quando lanciarono 2 bombe nucleari sul Giappone che già da tempo era disposto ad arrendersi; chiedeva solo salva la vita dell’imperatore, ma gli U.S.A. non lo concessero e sganciarono le atomiche).
Siccome non si prevede di usare le armi atomiche è necessario, per l’Alleanza, continuare a mantenere un adeguato bilanciamento di forze nucleari e forze convenzionali con basi in Europa.
Tenuto conto dei potenziali rischi che i paesi dell’Alleanza devono fronteggiare, le forze convenzionali non sono ancora stimate sufficienti ad assicurare da sole una deterrenza esaustiva. “Si crede” che soltanto le forze nucleari abbiano la capacità di rendere incalcolabile ed inaccettabile per chiunque il rischio di un’eventuale aggressione o coercizione contro l’Alleanza, determinando una totale incertezza nella mente del potenziale avversario e convincendolo che un’aggressione contro la NATO, vale a dire contro uno qualsiasi dei paesi aderenti alla Nato, non è un’opzione percorribile. Si tratta, appunto, del concetto strategico che fu ribadito da tutti i Capi di Stato e di Governo a Washington nel 1999.
Insomma la paura della distruzione totale dovrebbe far desistere ogni persona di “buon senso”. E che dire di quelle che il buon senso non lo hanno? Siamo sicuri che il Pakistan, unico paese musulmano, patria di integralisti islamici, che un tempo era rifugio di terroristi, non la lanci al grido di “Dio lo vuole”? Siamo sicuri che un Putin sconfitto, di fronte all’ipotesi di un processo per crimini di guerra, non preferisca morire con tutti i filistei e lanciare le atomiche?  Siamo sicuri che nel caso Putin vinca su Ucraina e poi su Svezia e Finlandia, che Biden in un attacco di senilità mista a rabbia non prema il fatidico pulsante?
Svezia e Finlandia se fossero rimaste neutrali avrebbero stabilizzato la pace, creando un cuscinetto neutrale fra Nato e Russia  e invece schierandosi per la Nato riportano la minaccia bellica USA ai confini della Russia e ne alimentano la reazione.

L’ITALIA E IL MEDITERRANEO
L’Italia ha una posizione strategica all’interno del Mediterraneo. Gli Stati Uniti lo hanno da sempre reso evidente: l’Italia non la lasceranno andare. La stessa nascita dell’hub di Napoli è un segno di questa forte condivisione di strategie fra Usa e Italia. Nell’ambito Nato, certo, ma non solo.

L’Italia stessa sembra interessata a un’alternativa che non la sleghi da Washington. E nell’ottica di una ridefinizione dell’Unione europea, imbarcarsi in operazioni con altri partner del continente non è nei piani dei governi che si sono succeduti.
D’altro canto, il fatto di volere un rafforzamento della Nato e di voler dialogare con la Russia (negli anni scorsi), mostra che gli interessi di Roma siano del tutto diversi da gran parte dei partner dell’Alleanza. Ad ogni modo gli Stati Uniti sanno di poter contare sull’Italia anche in caso di evoluzione della Nato.
Infatti per i governi italiani che si sono succeduti, l’Alleanza atlantica, è un cardine essenziale della nostra sicurezza e, insieme all’appartenenza all’Unione europea, il pilastro della nostra politica internazionale.
Pagata però con l’asservimento a Nato e UE (novelli Stati Uniti d’Europa, mai votati da popoli).
RIFLESSIONE DI CUORI RIBELLI: in Italia abbiamo circa 120 basi Nato conosciute + una 20ina segrete. E abbiamo missili atomici U.S.A. che però, in caso di conflitto nucleare, lanceremmo dall’Italia o saranno montati su aerei italiani, con piloti italiani.  Poiché la Nato nasce per proteggersi dalla minaccia atomica Russa non ci vuole Einstein per capire verso dove sono orientati i missili nucleari e in direzione di quale nazione voleranno gli aerei con i missili di distruzione e annientamento. Si fa però notare che la Russia dispone di 7290 testate nucleari. Ospitare le testate nucleari U.S.A. ci rende dei “bersagli”; non ci protegge. In caso di guerra nucleare l’Italia intera sparirà in un attimo in un oceano di fuoco e radiazioni. E ‘statisticamente provato che in casi di rapine ci sono molti più morti tra i possessori di arma da fuoco rispetto alle vittime disarmate. Chi ha un arma, in caso di rapina, tenta di usarla e spesso viene ucciso dai criminali che non hanno scrupoli. Chi è disarmato subisce, e nella maggior parte dei casi salva la vita.  Saremmo molto più al sicuro se non avessimo le bombe atomiche in Italia.

I BENEFICI DELLA NATO PER GLI STATI UNITI
In USA l’amministrazione Trump ha fatto aprire gli occhi: la Nato è un’alleanza che, al netto delle formalità che rispettano l’uguaglianza dei membri, in realtà è un’associazione con un unico vertice: Washington. Il resto dei Paesi membri è composto da un gruppo di paesi servienti. Alcuni con un peso specifico maggiore e altri con un peso minore, il più delle volte del tutto privi di capacità militari proprio perché all’interno di un’alleanza.
Questa forma di ipocrisia che ha da sempre contraddistinto l’Alleanza atlantica è venuta alla luce con i bruschi metodi di Trump, ma è un qualcosa che ha da sempre contraddistinto il Patto. E l’allargamento a Est degli ultimi anni non ha fatto che confermare questa caratteristica indiscutibile della Nato: esiste una sola superpotenza in grado di decidere il destino del mondo: gli USA.
Come spiegato da Antonio Li Gobbi per Analisi Difesa: sono gli Stati Uniti a dover ringraziare l’Alleanza atlantica. I Paesi membri della Nato, dopo la caduta dell’Unione sovietica sono stati molto utili agli Stati Uniti per ampliare il loro raggio d’azione.  

I BENEFICI PER L’EUROPA E LE NOSTRE LACUNE
La Nato ha reso solido il legame con gli Stati Uniti, rendendo l’Europa inattaccabile oltre che unita a livello strategico.
Il problema è che, mentre gli Usa possono fare la voce grossa in quanto unica superpotenza all’interno dell’Alleanza, nessuno dei partner europei può fare altrettanto. La divisone fra Stati europei, sotto il profilo strategico, è sotto gli occhi di tutti. Quali interessi strategici comuni legano già solo i partner orientali e quelli occidentali, quando hanno obiettivi del tutto differenti?
Questa incapacità di trovare un piano comune su cui agire è il motivo per cui la Nato è ancora sostanzialmente in vita. Perché nessuno è riuscito a trovare un’alternativa credibile. Sinora.
Come si può mettere insieme la Turchia con la Grecia? Come si può pensare che l’Italia e la Francia condividano le idee sulla Libia e il Nordafrica? Come si può pensare che la Gran Bretagna abbia interesse a sostenere una militarizzazione della Germania? Cosa unisce gli interessi strategici della penisola iberica con quelli dei Paesi baltici?
C’è il rischio che, senza Alleanza atlantica, i Paesi europei inizierebbero a ritagliarsi un proprio spazio a discapito dell’altro. Ed è altrettanto evidente che finora nessuno ha voluto ipotizzare una vera alternativa all’Alleanza di Bruxelles. 

LA CADUTA DEL MURO
Con la caduta del Muro di Berlino e la conseguente dissoluzione del’Urss, avviene il primo radicale cambiamento nell’assetto della Nato. Nel dicembre del 1991 viene creato il Consiglio di Cooperazione Nord Atlantico, con l’obiettivo di dialogare e cooperare con gli ex rivali del Patto di Varsavia (traduzione: la Nato ha creato una specifica organizzazione per indebolire politicamente ed economicamente  e andare a insidiare la Russia da vicino). Il percorso di avvicinamento tra Europa dell’Ovest e dell’Est culmina nel 1999 con l’ingresso nell’alleanza di Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria, primi Paesi ex comunisti ad aderire al blocco un tempo rivale. Nel 2004 è la volta di Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia e soprattutto delle tre repubbliche baltiche, Estonia Lettonia Lituania, ingresso estremamente simbolico perché si tratta di ex repubbliche sovietiche. Nel 2009 entrano nell’Alleanza Atlantica anche Albania e Croazia, nel 2017 il Montenegro e nel 2020 la Macedonia del Nord. Oggi sono dunque saliti a 30 i Paesi aderenti alla Nato e presto potrebbero diventare aumentare con l’ingresso della Bosnia-Erzegovina, Ucraina, Svezia, Finlandia.

UN NUOVO CONCETTO DI DIFESA
È in questo contesto che la Russia teme un’ulteriore espansione dell’alleanza, denunciandone il carattere non più difensivo ma “ostile”. Una visione forse un po’ forzata, tuttavia è la stessa Nato a rivendicare un nuovo ruolo rispetto a quello ormai superato della Guerra Fredda. Al di là dell’allargamento a Est, o a Nord se si guarda ai recenti abboccamenti con Svezia e Finlandia, negli ultimi vent’anni a cambiare è stato  l’approccio stesso dell’alleanza di fronte alle crisi mondiali.
Negli anni ’90 c’è stato l’intervento nell’ex Jugoslavia, cui è seguito nel 2001 quello in Afghanistan dopo l’attentato alle Torri Gemelle (anche se non fu mai provata la responsabilità né di Bin Laden, né dell’Afganistan nel loro crollo, mentre diversi libri e articoli raccontano una storia ben diversa sui veri responsabili del crollo delle 2 torri). Per la prima volta è stato invocato l’articolo 5 del trattato, quello che fa scattare la clausola difensiva a fronte dell’aggressione a uno dei Paesi membri. E’ la stessa Nato a inserirlo tra gli “eventi chiave” sul proprio sito internet, sottolineando come in quell’occasione l’alleanza “adottò un approccio più ampio in materia di sicurezza”. Cioè equiparò un attacco terroristico a un’aggressione militare ‘ufficiale’. E nel 2003 la Nato assume il comando della missione internazionale di pace (?) in Afghanistan (pace stabilita lanciando migliaia di bombe “intelligenti” che spaventano e basta, mica fanno morti come le bombe russe). In realtà più che per la pace fu fatta per difendere il petrol-dollaro.

LA DOTTRINA STRATEGICA
L’evoluzione del ruolo internazionale della Nato culmina nel 2010 con l’adozione del concetto strategico ‘Impegno attivo, difesa moderna’. Il documento, sottoscritto a Lisbona dai Paesi membri, recita che “la Nato dissuaderà e difenderà da ogni minaccia di aggressione e dalle nuove sfide alla sicurezza che minaccino la fondamentale sicurezza dei Paesi membri o dell’Alleanza nel suo complesso”. Inoltre, viene esplicitato il concetto di “gestione delle crisi”, includendo anche la loro prevenzione e la stabilizzazione degli Stati che si trovano in una situazione post-conflitto (in pratica vogliono essere sicuri che ci sia un governo filo-americano). In pratica, viene teorizzato e messo nero su bianco quel che era accaduto da metà anni Novanta in poi: la Nato può intervenire anche al di fuori dei propri confini, se rileva una potenziale minaccia (cioè può andare a far guerra a chi vuole, basta che dica che è pericoloso, anche se di fatto non ha attaccato un paese Nato, come fecero con Iraq e Libia).

IL CONTESTO ATTUALE
La Nato odierna è dunque frutto del pensiero di un mondo unipolare, in cui gli Stati Uniti e i partner europei si fanno carico di risolvere crisi e controversie in ogni angolo del mondo. In pratica gli USA, tramite il Patto Atlantico e la Nato continueranno a ficcare il naso in tutti gli affari del mondo per poterli controllare a proprio vantaggio  e questo significa il controllo  dell’ascesa della Cina e del rinnovato protagonismo della Russia. Senza sottovalutare le altre potenziali minacce globali, dall’Iran alla Corea al Nord e di chiunque non faccia comodo agli U.S.A.
Dal 1945 gli U.S.A. hanno adoperato la violenza contro 22 paesi. Dei 242 anni dalla sua istituzione ne ha trascorsi solo 16 senza guerre. Non a caso detengono il 57% del mercato mondiale delle armi.

GUERRA E DOTTRINA MILITARE STATUNITENSE:
Il conflitto armato in Europa è direttamente collegato alla pianificazione militare statunitense. La “Third Offset Strategy”, la “Interim Strategic National Security Guidance” e l’avvento del “Concetto strategico” della NATO del 2022 delineano il piano militare degli Stati Uniti (non degli Stati vassallo europei) per il dominio globale (avete letto bene: il “dominio globale”). La terza strategia di compensazione, proposta dal segretario alla difesa Chuck Hagel e dal vicesegretario Robert Work, è una prospettiva di adattamento del potenziale bellico degli Stati Uniti ed è una risposta all’adesione della Crimea alla Federazione Russa nel 2014.
L’orientamento strategico di Biden, adottato nel 2021, è un aggiornamento che pone le potenze emergenti, guidate da Russia e Cina, al centro delle sue preoccupazioni. Da parte sua, la NATO ha deciso di aggiornare il suo Concetto Strategico prendendo in considerazione tre idee cardine, tra cui l’adozione di un approccio più globale. Questi piani ufficiali degli Stati Uniti e della NATO spiegano perché le preoccupazioni di sicurezza della Russia sono legittime.

L’UCRAINA NELLA GEOPOLITICA DI OGGI:
In linea con la pianificazione delineata sopra, il governo di Kiev intende (o intendeva) trasformare l’Ucraina in un avamposto della NATO, rafforzare l’accerchiamento militare della NATO alla Russia e trasformare l’Ucraina nel perno energetico dell’Europa, il che spiega il boicottaggio del gasdotto Nord Stream 2 che fornirebbe gas dalla Russia alla Germania per servire 26 milioni di famiglie. L’approccio dell’adesione dell’Ucraina alla NATO aveva lo scopo di rompere l’avvicinamento geopolitico della Russia all’Unione europea, delineando la tutela energetica degli Stati Uniti sull’Europa, e quindi risponde agli interessi geo-strategici di Washington.
La Russia non ha mai minacciato di togliere il gas all’Italia semmai è l’occidente che le dà addosso con sanzioni e minacce di ulteriori sanzioni e invio di armi e soldi ai suoi nemici. Ad oggi (20/4/2022) continua a fornirlo alla stessa Ucraina. Ma abbiamo un Draghi che fa di tutto per comprare il gas liquido – altamente inquinante – a carissimo prezzo altrove; dalle multinazionali dei suoi amici dell’alta finanza perché questo è sempre stato lo scopo degli U.S.A. che per anni hanno corteggiato e sobillato l’Ucraina: spezzare la connessione commerciale e l’avvicinamento tra Russia e Europa.

OPERAZIONE MILITARE SPECIALE DELLA RUSSIA:
Considerando le ripercussioni politico-diplomatiche la Russia ha tutto l’interesse in una guerra rapida.
Per la NATO, una guerra prolungata per logorare la federazione russa, cioè la vietnamizzazione del conflitto, sarebbe la cosa più auspicabile. Ecco perché i megafinanziamenti e il mega invio di armi di ogni genere e tipo.
Kiev è il centro di gravità della guerra. La sua cattura suggella la vittoria della campagna militare russa. Ma il costo politico di questa battaglia definirà il vincitore della guerra.

UNA SOLUZIONE NEGOZIATA.
Nessuno sano di mente (tranne gli USA e Draghi) può alimentare un confronto militare che potrebbe sfociare in una guerra nucleare. Gli amanti della vita reclamano la pace e un nuovo quadro istituzionale capace di superare la subordinazione alla Nato
Lo smantellamento della NATO è un altro imperativo che non può essere rimandato per salvaguardare la pace e l’autodeterminazione dei popoli.
Per ora, il “vero” grido dell’umanità è che l’Ucraina diventi un territorio neutrale dove prevalga il rispetto delle diverse nazioni e la non proliferazione delle armi di distruzione di massa sul suo territorio (come i 194 laboratori di virus e armi chimiche, finanziati dal Pentagono Americano).
Questa sarebbe la politica giusta per difendere la sua sovranità e servire da cuscinetto neutrale contro gli scontri tra le potenze mondiali. Un negoziato onesto deve affrontare questi problemi.  Gli imperativi della NATO non sono nell’interesse nazionale dell’Ucraina (che sta semplicemente “usando” per i propri scopi). Tanto meno sono nell’agenda dell’umanità. Al contrario, il cambiamento climatico, la povertà, la fame e il neocolonialismo sono le questioni più urgenti e di reale preoccupazione per milioni di persone nel mondo. Non c’è dubbio che l’umanità ha bisogno di alternative.

PER USCIRNE OCCORE DENUCLEARIZZARE LE POTENZE MILITARI
La svolta da attuare nella politica europea  può riassumersi in un unico concetto: sostituire la sfida della non proliferazione nucleare  con la sfida dell’abolizione del nucleare.
A livello Europeo tale svolta si confronta con dei problemi:

  • come convincere le Potenze nucleari europee: Francia e Gran Bretagna
  • come convincere le potenze della condivisione nucleare NATO, cioè Italia, Belgio, Olanda, Germania, ma anche Polonia e Romania, coinvolte nel sistema anti-missile.

Gli argomenti fondamentali sono:

  • poiché è fuori di dubbio che l’impiego delle armi nucleari avrebbe conseguenze catastrofiche, il principio che si deve perseguire è che il disarmo nucleare totale è universalmente accettato. C’è però chi sottolinea che va attuato in modo “graduale”, “bilanciato”, “responsabile” (e talvolta si fa scudo di ciò per marciare in direzione opposta);
  • è sempre opportuno ricordare che il concetto delle “catastrofiche conseguenze umanitarie dell’uso dell’arma nucleare” è accettato persino dai cinque paesi (N5) cui il TNP concede di possedere l’arma nucleare;
  • può risultare utile anche richiamare l’impegno della stessa NATO a “creare le condizioni che rendano possibile la realizzazione di un mondo libero da armi nucleari”. Ne deriva che “l’essere membro della NATO non preclude di sostenere i progressi fatti rispetto al disarmo nucleare, incluso il sostegno ad un Trattato che proibisca le armi nucleari.
  • l’Iniziativa umanitaria afferma e fissa innanzitutto il principio che occorre bandire giuridicamente l’arma atomica, allo stesso modo che si è fatto con l’arma chimica, esprimendo con forza (e maggiore coerenza) quanto già stabilito dal parere della Corte Internazionale di giustizia (nel 1996): una volta sancito il principio, si potrà passare alle conseguenze applicative, che potranno, appunto, essere gestite “in modo graduale, bilanciato, responsabile”…!

Quanto sopra documentato esprime la convinzione che la denuclearizzazione sia il grimaldello più efficace, per scardinare tutta l’impalcatura della NATO.
Questa via dovrebbe essere affiancata da tutte le lotte popolari contro le basi militari straniere: la loro chiusura comporterebbe uscire, di fatto dalla NATO quale organizzazione militare integrata.
Naturalmente le lotte disarmiste e per la smilitarizzazione dei territori sarebbero da collegare alle lotte “pacifiste” per ritirare le truppe da ogni sedicente missione militare di pace vigente (in realtà guerre neocoloniali dell’Occidente orientate allo sforzo di controllare i propri interessi economici).
L’Italia, che con il referendum del 2011 ha rifiutato il “rischio atomico” e indicato la necessità di una alternativa energetica, deve riuscire a sganciarsi dal carro atlantico e proporre una nuova politica di pace europea con un fondamento strutturale: deve essere basata sulla conversione ecologica dell’economia, di cui il modello energetico rinnovabile costituisce certamente il motore. Occorre mandare a casa Draghi, lacchè della Nato e tutti i partiti che lo hanno sostenuto in tutte le sue leggi e decreti infami.
Altrimenti ci troveremo impantanati in nuove situazioni di tensione internazionale e nuove guerre, col rischio di una nuova guerra mondiale che va evitata ad ogni costo, perché finirebbe stavolta inevitabilmente con l’Olocausto atomico. E di sicuro con la sparizione immediata dell’Italia, sede di missili atomici U.S.A.

UCRAINA ED ENERGIA
La questione energetica è una causa centrale nell’attuale guerra Ucraina, in cui la NATO a trazione americana è immersa fino al collo. La dipendenza energetica dell’Europa dal gas russio (il 5% per la Germania, il 43% per l’Italia) dovrebbe essere sostituita con quella verso l’America, che sta producendo petrolio e dal gas grazie alla rivoluzione tecnologica  del fracking, dall’impatto ambientale – ahimè  – disastroso. Il buon Mario Draghi si appresta a fare questo: sostituire gas economico russo, con gas liquido, altamente inquinante, altamente costoso ma acquistato da multinazionali dell’impero americano che hanno mani in pasta in vari paesi che lo producono nel mondo.
Ecco il vero scopo degli U.S.A.: interrompere le relazioni economiche (e l’avvicinamento politico) della Russia all’Europa. Ecco perché si sono dati un gran daffare per sobillare l’Ucraina.
A tal proposito ricordiamo South Stream: era un progetto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto atto a connettere direttamente Russia ed Unione europea, eliminando ogni Paese extra-comunitario dal transito. Il progetto South Stream è stato abbandonato nel 2014 a seguito di forti pressioni USA sul governo bulgaro e dell’annessione della Crimea da parte della Russia e le conseguenti sanzioni imposte dalla comunità internazionale. La Crimea decise con un referendum di far parte della Russia, non venne sparato un singolo colpo. Eppure gli USA pretesero e ottennero che venisse sanzionata. Invece mai nessuno ha sanzionato gli USA per tutte le guerre in cui si è imbarcata (ma loro lo fanno per esportare “pace e democrazia”).
Putin con il suo regime nazionalistico non può essere certamente considerato un campione della libertà: ma trattarlo alla stregua di un nuovo Hitler pare francamente eccessivo e inappropriato soprattutto se si considera che è l’Ucraina la patria del neo-nazismo.
L’Ucraina potrebbe e dovrebbe costituire un ponte neutrale fra Europa e Russia e non già, come sta avvenendo, un terreno di contesa geopolitica con la finale spaccatura del Paese e la costruzione di una nuova spaccatura fra Est ed Ovest., come desiderata degli attuali irresponsabili governanti ucraini, sobillati da chi di dovere.

ESISTE UN’ALTERNATIVA EUROPEA ALLA NATO?
La risposta, per molti, è racchiusa nella Pesco (Permanent Structured Cooperation). Si tratta di quella che è stata definita come la Difesa comune europea. Istituita ufficialmente nel dicembre del 2017, attualmente vi partecipano 25 Stati: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria.
La Pesco poteva effettivamente rappresentare un’alternativa europea credibile alla Nato. In pratica, si tratterrebbe della declinazione militare dell’Ue.
Ma questa Unione può effettivamente dare adito a un’unità strategica sul modello della Nato?
Le divisioni interne e la mancanza di volontà politica di unirsi fra gli Stati europei, minano nel profondo questo progetto. Molti pensano che sia difficile credere che, finita l’Alleanza atlantica, gli stessi Stati europei si mettano insieme per formare una nuova comunità. Anche perché gli Stati Uniti e la Gran Bretagna remano contro.

GUARDIAMO ALLA VERA NATURA DELLA NATO
Nei fatti: non ha mai difeso nessuno!
In compenso ci ha coinvolti nelle guerre degli USA.  Eh sì, perché il “Patto Atlantico”  è uno strumento degli USA e la Nato è il suo braccio armato. Abbiamo visto che chi conta, comanda e domina sono gli USA. Gli altri Stati hanno, nella migliore delle ipotesi, un ruolo subalterno (ma è più corretto affermare che hanno un ruolo di sudditanza e per giunta servile).
A proposito di guerre in cui la Nato ha coinvolto gli “alleati”…….
Vi ricordate quando si accusava Saddam Hussein di avere armi chimiche? Invasero l’Iraq, si sbarazzarono di Saddam Hussein, e misero al suo posto un governo filo-americano per gli interessi americani. Non furono mai trovate armi chimiche. La vera ragione era che Saddam Hussein aveva iniziato a vendere il petrolio in cambio di euro al posto del dollaro. E altre nazioni stavano per seguirne l’esempio. Il dollaro (e l’economia americana) ne avrebbero risentito pesantemente. Ecco quindi una guerra per “esportare democrazia e pace” ma in realtà fatta per ripristinare il pagamento in dollari, cosa che avvenne.
E vi ricordate l’invasione della Libia? Anche in quel caso si sbarazzarono di Gheddafi e misero al suo posto un governo filo-americano per gli interessi americani. La vera ragione era che Gheddafi voleva stampare una valuta “nazionale” africana e uscire dal meccanismo del debito con  Banche Centrali (che come sapete appartengono all’élite finanziaria che manovra il mondo, il vero governo occulto). Ecco quindi un’altra guerra per “esportare democrazia e pace” e infatti di valuta africana non se ne è più parlato.
E l’invasione dell’Afghanistan? Si diede agli Afghani e a Bin Laden la colpa del crollo delle Torri gemelle. Un’accusa mai provata coi fatti. La vera ragione fu difendere il petrol-dollaro.
Ora agli USA e alla Nato non frega nulla dell’Ucraina, è solo strategica (per vicinanza alla Russia, per il gas, per i 194 laboratori di armi chimiche finanziate dal pentagono alle porte della Russia) per indebolire politicamente ed economicamente la Russia e promuovere  gli interessi USA, mica quelli degli alleati (ad esempio Germania e Italia rimangono pesantemente danneggiate dallo schierarsi con la Nato e per giunta per un paese che non è Nato).

La Nato non ha mai difeso nessuno, non ha mai salvato nessuno. Ha sempre solo e soltanto combattuto le guerre per  gli interessi degli USA (coinvolgendo gli stati alleati/servi).
Ecco: questa è la Nato! Lo strumento di dominio politico ed economico degli USA.
Tramite la Nato gli USA ci controllano e fanno i loro interessi a scapito di altre nazioni, anche quelle degli alleati.

LA PROPOSTA DI CUORI RIBELLI
L’idea del PESCO sarebbe buona se non fosse che a capo c’è la UE, che dal nostro punto di vista è (intendiamo la UE) un’idea criminale. Inizialmente nasce come struttura per agevolare gli scambi commerciali. L’idea iniziale era buona: se si creano connessioni commerciali tra i vari Stati sarà più difficile che si facciano guerre. E poi, dopo il dolce, arriva il veleno. Passo dopo passo è divenuta un vero Stati Uniti d’Europa senza che in alcuna nazione ci sia mai stato un referendum popolare per chiedere ai popoli se volessero questa cosa così invadente e dominante. Ora la UE legifera al di sopra degli Stati e dice ai governi: “questo puoi farlo e quello no, taglia le spese alla sanità, fai quell’altra cosa anche se contro gli interessi degli italiani”. E guai a opporsi, partono sanzioni e troika (che è un mostro finanziario stritola nazioni, interamente posseduto dalle dinastie di banchieri più ricchi e potenti del mondo: il governo occulto mondiale). Si veda il caso della Polonia che ha “osato” dire che le leggi del parlamento polacco si applicano prima di quelle della UE.  Ecco perché, per noi di Cuori Ribelli, la UE è un progetto criminale: perché toglie all’Italia la sovranità e la possibilità di autogovernarci liberamente per il bene di Italia e italiani.
Le persone più intelligenti e informate hanno capito che la UE è un altro strumento di dominio dell’élite di potere finanziario, il cui vero scopo è togliere la sovranità agli Stati e favorire le multinazionali ed estendere sempre più il loro dominio e Impero. Da qui tutte le manovre per indebolire le economie nazionali.
Se mai un giorno Cuori Ribelli avrà la possibilità di andare in parlamento (sia pure con il minimo dei voti) ci proporremo e insisteremo per un’uscita dalla Nato, la totale denuclearizzazione dell’Italia e favorire invece una vera alleanza di nazioni europee per la difesa comune, con una sede centrale e un vero parlamento militare che legifera e vota. Senza che sia coinvolta la UE.  Ogni nazione investirà in questa struttura e in armamenti una quota del PIL.  Tutte le armi saranno rigorosamente made in Europe (niente più soldi alle multinazionali dell’impero americano), e ogni nazione coinvolta le comprerà dove gli pare ma in Europa. Le nazioni stesse potrebbero investire in un progetto comune per lo sviluppo di armi. Sarà un esercito con una struttura di intelligence centrale ma ogni nazione terrà  i suoi soldati nel proprio territorio.  Ci saranno esercitazioni comuni, i soldati saranno dei professionisti super addestrati.
Non ci saranno armi nucleari. L’unione militare europea sarà attrezzatissima e addestratissima per una guerra di difesa e non di attacco. Nessuno che osi invadere una nazione alleata avrà vita facile perché tutte le nazioni saranno pronte a far confluire  immediatamente  eserciti ed armamenti nella nazione invasa. Le forze nemiche saranno accerchiate sul nascere. Nessun Stato aggressore  potrà lanciare bombe atomiche verso chi non attacca e non è una minaccia (perché non ha testate atomiche). Non rischieremo l’estinzione della razza umana con olocausti nucleari, ma al tempo stesso non sarà possibile invadere una nazione dell’unione perché gli eserciti di tute le nazioni confluiranno nella nazione invasa.
E svilupperemo anche potentissime armi non atomiche contro la possibilità di un attacco alieno (ipotesi tutt’altro che da film di fantascienza; infatti non sai quante cose i governi ti tengono nascoste).
E finiamola con lo spauracchio che ci ha sempre agitato gli U.S.A. per farci fare quello che vuole: i Russi non vogliono conquistare il mondo. Sono persino in pochi per l’immenso territorio che occupano. Un territorio che è ricchissimo di ogni genere e tipo di materia prima.
In realtà chi vuole conquistare il mondo sono le ricchissime dinastie di potere finanziario (principalmente americane e inglesi) che voglio estendere il loro impero fino a stabilire un Nuovo Ordine Mondiale. Ed è un obiettivo che stanno perseguendo subdolamente tramite “organismi” (Nato, UE, Club di Bilderberg, Aspen, G30, Commissione trilaterale, Forum di Davos, Fabian Society, e molti altri “patti” e organizzazioni). Solo i disinformati e i ciechi non vedono questo. A proposito: come mai i partiti tradizionali non menzionano queste cose?
Stai con Cuori Ribelli.
Alle prossime elezioni, se vi parteciperemo, dacci una chance. In nessun modo potremmo fare peggio degli attuali partiti che ti hanno deluso e che sostengono Draghi e Nato. Non siamo al soldo di nessuno. Abbiamo buone idee su tutto.

L’ITALIA VA A ROTOLI E SEI DELUSO DAL GOVERNO?.
Draghi è il male; non governa per il bene dell’Italia, persegue altri interessi. I partiti che lo sostengono (per amore di poltrona) hanno tradito chi, come te, lo schifa. Non puoi rivotarli, mandali a casa.  Dai fiducia a Cuori Ribelli, in nessuno modo è possibile fare peggio. Insieme possiamo fare noi il Grande Reset dei politici nocivi, ma dobbiamo essere in tanti.
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Fonti:

  1. https://it.insideover.com/politica/fine-nato-alternative.html
  2. https://serenoregis.org/2014/10/10/come-uscire-dalla-nato-la-denuclearizzazione-e-il-grimaldello-alfonso-navarra/
  3. https://www.ilgiorno.it/mondo/nato-allargamento-1.7450006
  4. https://www.altrenotizie.org/articoli/pescati-nella-rete/9557-guerra-nato-e-nuovo-ordine-mondiale.html